La riserva Naturale Orientata del Bosco di Scardavilla.
La riserva di Scardavilla è un’area di estrema importanza ecologica situata nelle prime colline tra Forlì e Meldola. E’ l’unica testimonianza rimasta dell’antico bosco che ricopriva la Romagna. Scardavilla nasce dopo il 1200 come distaccamento del convento di Santa Maria di Vincareto di Bertinoro. I monaci si dedicavano, oltre alle preghiere, anche all’allevamento del bestiame e all’agricoltura nelle zone circostanti il monastero di Scardavilla di sotto.
Nel XVI secolo il monastero passa alle dipendenze dei monaci camaldolesi che, grazie al loro codice forestale, contribuiscono in maniera decisiva al mantenimento dell’integrità del bosco. I monaci poi costruirono un nuovo eremo sul vicino monte Lipone. Il complesso era formato da una chiesa in stile barocco dedicata al Santissimo Crocifisso e da un imponente palazzo dallo stile più sobrio. L’eremo era circondato da un esteso querceto secolare e un ampio viale che congiungeva Scardavilla di sopra con il nucleo di Scardavilla di sotto. Una cinta muraria lunga un paio di chilometri proteggeva il complesso monastico, compreso il bosco e i campi coltivati.
Dopo l’abbandono dei monaci e la cessione delle terre ai privati per il complesso di Scardavilla e i suoi magnifici boschi inizia un periodo buio. Il terremoto del 1870 contribuì alla parziale distruzione del convento di Scardavilla di sotto, mentre i privati procedevano al taglio indiscriminato dei boschi in favore dei campi coltivati.
La seconda guerra mondiale colpisce irrimediabilmente il bosco con l’abbattimento di una gran quantità di querce secolari e la conseguente scomparsa di ampie zone boscose. I resti delle antiche mura di cinta vengono definitivamente smantellati.
Scardavilla diventa una riserva regionale nel 1991 gestita dal museo di Meldola. Con la nuova gestione parte l’ambizioso progetto per preservare quel poco che è rimasto dell’antico bosco. Oggi l’area protetta si estende su appena trenta ettari dove l’attività umana è fortemente limitata. Il chiostro di Scardavilla di sotto, restaurato preservando il suo aspetto quattrocentesco, è usato principalmente per celebrare feste e matrimoni. In lontananza, il rudere della torre del campanile di Scardavilla di sopra si erge spettrale fra le chiome degli alberi.
La flora all’interno della riserva è molto varia. In autunno i tronchi sono ricoperti da colorati licheni, mentre nel sottobosco spuntano una gran varietà di funghi. Molte specie di piante trovano nel terreno di Scardavilla le giuste condizioni per crescere. A seconda dei periodi è possibile osservare il Dente di cane, il Sigillo di Salomone, primule e orchidee selvatiche.
Il nucleo principale della foresta è composto da querce secolari. In tutto il mondo ne esistono oltre 250 specie, di cui solo una decina si trova in Italia. Sono alberi dal fusto dritto e massiccio, con una chioma irregolare e voluminosa, effetto dato dai rami molto biforcuti. Proprio grazie alle querce nel bosco è presente il cervo volante [Lucanus cervus], uno dei coleotteri più grandi esistenti in Europa. Il cervo volante depone le uova alla base di vecchi alberi e legni marcescenti. Le larve, munite di potenti mandibole, scavano all’interno dei tronchi marci fino al momento della metamorfosi. E’ simbolo della riserva di Scardavilla.
La riserva vanta anche una notevole varietà di animali. E’ facile avvistare mammiferi come caprioli e istrici o una gran varietà di uccelli, in particolare i rapaci notturni. Scardavilla è l’habitat ideale anche per numerosi anfibi come il tritone, la raganella, il rospo smeraldino e la rana agile. Gli appassionati di macrofotografia non rimarranno certo delusi dalla gran quantità di invertebrati, numerosi in qualsiasi ora del giorno e della notte.
Quando cala la notte, la riserva di Scardavilla offre innumerevoli spunti per fotografare specie prevalentemente crepuscolari o notturne. L’atmosfera è davvero suggestiva. Si fotografa al buio immersi nella tranquillità del bosco e accompagnati solo dai richiami degli animali.
Per visitare a Scardavilla è necessario richiedere un’autorizzazione al comune di Meldola. All’interno dell’area ci sono pochi sentieri da cui è severamente vietato uscire, nel rispetto della flora e della fauna. Ci sono inoltre delle bacheche informative che illustrano i diversi ecosistemi e i loro abitanti. Nel 2016 è stato raggiunto l’importante traguardo dei 25 anni dalla costituzione della riserva.