Il piacere di fotografare in analogico con la Leica M6. Inizia la nuova serie #noexif.
La Leica M6 è una fotocamera a telemetro, ottimamente costruita, con una linea semplice e affascinante. La decisione di prendere un corpo analogico parte da molto lontano. Anni fa cercavo una fotocamera piccola e leggera che potesse affiancare l’ingombrante corredo Canon. L’unico vincolo che mi ero posto era il sensore full frame. All’epoca non c’erano molte scelte sul mercato. Così, dopo tantissimo tempo speso nel documentarmi sulla Leica, scelsi una M9 digitale usata. Mi lasciai incantare dal fascino del marchio, dalla bellezza del corpo macchina e dalle ottiche rinomate in tutto il mondo. Ho deciso poi di vendere la Leica M9 per finanziare l’acquisto della moderna Sony A7 II. Mi serviva una macchina più polivalente e a malincuore mi sono separato dalla M9. Quella filosofia di scatto, che tanti scambiano per snobismo, e la messa a fuoco col telemetro però mi ha letteralmente colpito. Così inizio a pensare di prendere un’altra Leica serie M. Ho già fotocamera analogica, la Leica IIIf, un regalo di mio zio. Purtroppo non posso montare gli splendidi obiettivi summilux con innesto M.
Ho anche la stupenda Epson RD1, la prima fotocamera digitale a telemetro mai creata, ma è più per collezione che altro. La scelta è quindi ricaduta su una bellissima Leica M6 cromata, una macchina interamente meccanica dal design tradizionale ma con la comodità dell’esposimetro incorporato. Le uniche cose di cui mi devo preoccupare al momento dello scatto sono la ghiera dei tempi e il diaframma utilizzato. Niente pulsanti o joystick fastidiosi che attivano funzioni dalla dubbia utilità e che mai neanche userò. Oltre ad avere una bellissima linea, la Leica M6 è una macchina molto discreta. E’ maneggevole, silenziosa come un sussurro e morbida nello scatto. E’ una fotocamera da usare in ogni situazione, anche se il fotografo analogico è costretto a scegliere i momenti giusti, o almeno provarci. E’ una necessità dettata dal numero limitato di scatti in un rullino e, perché no, anche dal fattore economico. Scattare a pellicola è sicuramente più dispendioso, considerando sviluppo, provini e stampa. L’attrezzatura che scegliamo per fotografare ha un effetto importante sul risultato finale. Io mi trovo altrettanto bene sia con una moderna reflex digitale che con una vecchia Leica a pellicola. Che cosa usare è influenzato dal mio stato d’animo e dal tempo che ho a disposizione.
Ho iniziato a fotografare col digitale e scattare con la Leica M6 mi ha procurato emozioni uniche. Superare le difficoltà che la fotografia analogica presenta e trarre profitto al meglio delle sue potenzialità fa parte del gioco. Non c’è nessun display digitale, dove controllare freneticamente le foto appena scattate. L’attesa dello sviluppo diventa parte del piacere. Anche il dubbio assillante di aver sbagliato una particolare foto dopo un po’ svanisce. In questo modo l’impulso irrefrenabile di controllare immediatamente il risultato ed essere appagati dall’immagine appena catturata svanisce. Scattare con una fotocamera analogica restituisce sensazioni diametralmente opposte rispetto alla fotografia digitale. Consideravo la mancanza di riscontri immediati sullo scatto e l’attesa dello sviluppo come lati negativi della fotografia, delle mancanze. La frenesia del digitale e della condivisione immediata dei contenuti, portano spesso a ragionamenti sbagliati. Oggi siamo letteralmente bombardati da un continuo flusso d’immagini digitali, con il rischio che si formi una nebbia mentale e che ci impedisca di essere lucidi. In realtà ho scoperto che utilizzare una fotocamera a pellicola è molto rilassante. L’aspetto pratico della fotografia analogica è che regala forti emozioni e il fotografo e più propenso ad accettare i piccoli problemi e contrattempi legati alla pellicola. Penso che utilizzerò la Leica M6 esclusivamente con pellicole in bianco e nero. La pellicola è in grado di rendere sfumature e dettagli completamente differenti da un’immagine digitale. Scattare in analogico poi non è per niente economico. Ogni rullo ha solo trentasei pose quindi e, a parte le dovute prove iniziali, ogni scatto dovrà essere studiato a dovere. Nasce così la sezione #NOEXIF che racchiude tutti gli scatti realizzati attraverso la magia della pellicola. Invece della velocità e della condivisione immediata del digitale, bisognerebbe tenere in considerazione la maggior flessibilità di questi sistemi e i vantaggi a livello creativo rispetto all’analogico.
Bellissimo progetto! Lo seguirò con attenzione, certo di scoprire, ogni volta, degli scatti pieni d’emozione. Bravo Alessio!
Grazie Ivan, sei sempre molto gentile!
Sono arrivato alla M 6 dopo 65 anni di fotografie. Tanti vero ? Pur con qualche interruzione la mia passione di fotografo dilettante mi ha sempre regalato emozioni e divertimento. Leica poi il massimo . Dieci anni di digitale e infine il ritorno con emozione nel mondo analogico per la fortuna di aver trovato una splendida , quanto intonsa , M6 di un collezionista . Potrà coesistere con merito insieme ad una M 10 monochrom . Complimenti per le splendide foto e condivisione totale con quanto scritto .
Ciao Giorgio, ti ringrazio per i complimenti! Utilizzare una Laica serie M, digitale o a pellicola, è un’esperienza molto stimolante. Una filosofia completamente diversa dalle reflex o mirrorless.