Il foliage nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi è uno dei momenti più belli da osservare e fotografare nei boschi in autunno.
Il foliage nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi è un evento magico da fotografare e assaporare. Nelle giornate serene il sole rimane basso all’orizzonte, evidenziando le splendide sfumature dei colori che vanno dal giallo acceso all’arancione. Passeggiando nella tranquillità dei boschi ci si perde fra colori intensi e aromi particolari. I momenti migliori per fotografare Il foliage nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi sono il primo mattino e il tardo pomeriggio, quando il sole radente esalta le ombre e i colori. Sono le ore meno frequentate dai turisti e camminare immersi nell’atmosfera dorata dell’autunno è ancora più piacevole.
Mentre in città le foglie sono ancora verdi, nelle Foreste Casentinesi pioppi, faggi e castagni esplodono in una sinfonia di colori che sfumano dal rosso acceso al giallo sgargiante. In questa stagione il sole non è mai troppo forte neanche durante il resto della giornata perché rimane abbastanza basso all’orizzonte. Filtra tra gli alberi avvolgendo il bosco con lunghe ombre. Le temperature sono gradevoli e camminare è molto rilassante. La tipica foschia dei torridi giorni estivi lascia il posto a cieli limpidi e sereni. L’autunno è la mia stagione preferita per immortalare l’essenza della foresta.
Che cos’è il foliage? E’ una parola adottata dall’inglese che letteralmente significa “fogliame”. In fotografia indica il periodo autunnale quando le foglie si tingono di colori caldi prima di cadere. Questo fenomeno varia secondo diversi fattori come clima, altitudine, esposizione al sole e siccità. Nell’arco alpino l’albero che rappresenta meglio l’autunno è il larice: i suoi aghi si tingono di giallo dorato con pennellate arancioni. Con un repentino e duraturo calo delle temperature i colori autunnali esplodono e le foglie hanno il tempo di cambiare colore prima di cadere.
Gli alberi sono il simbolo per eccellenza del foliage nelle Foreste Casentinesi e ci sono centinaia di percorsi all’interno del parco, dalla Romagna alla Toscana. Per rendere un’immagine più interessante bisogna avere un occhio di riguardo alla composizione, sperimentare inquadrature insolite e catturare condizioni di luce particolari. Fotografare in autunno però non vuol dire concentrarsi esclusivamente sul paesaggio. Una gran varietà di funghi e licheni popola il sottobosco nello scenario unico del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Sono ottimi soggetti per fare macro fotografia.
Settembre e ottobre sono i mesi giusti per fotografare il bosco immerso nella magia della nebbia. Ha il potere di aggiungere carattere e un tocco di mistero alle immagini. La nebbia aiuta a semplificare la composizione all’interno dei fitti boschi e permette di giocare col grafismo di tronchi e rami. E’ un elemento sorprendente che può trasformare una scena ordinaria in qualcosa di straordinario.
Foliage nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, dove vederlo e fotografarlo
Ci sono tantissimi sentieri all’interno del Parco delle Foreste Casentinesi. Per fotografare il foliage c’è solo l’imbarazzo della scelta. Io preferisco la strada che da Badia Prataglia porta all’eremo di Camaldoli, interamente percorribile in macchina. Da Bagno di Romagna bisogna imboccare la strada provinciale 124 Umbro Casentinese Romagnola che porta al Passo dei Mandrioli, il confine fra la Romagna e la Toscana a 1.173 metri di altitudine. Lasciando la macchina in cima al passo, ci sono numerosi scorci che dal crinale spaziano su tutta la vallata.
Arrivati nel centro del piccolo paese di Badia Prataglia, bisogna girare a destra prima della piazza XIII Aprile e prendere via Fiume d’Isola. La strada inizia a salire verso la prima tappa attraversando il bosco, le Tre Cascate in località Capanno.
La strada provinciale 124 dell’Eremo diventa sterrata fino al bosco di Fangacci. Il faggio è uno degli alberi più eleganti e slanciati dell’Appennino. Adoro passeggiare all’interno della grande faggeta tra gli enormi alberi secolari che svettano fino a toccare il cielo. Qui le condizioni meteo sempre differenti offrono occasioni uniche per fotografare l’autunno.
Tra curve e tornanti si arriva a un incantevole scorcio sul lago e sulla diga di Ridracoli, poco prima di arrivare a Prato alla Penna. La diga, alta centotre metri, è stata terminata nel 1983. L’invaso è grande più di mille chilometri quadrati con una profondità massima di ottantadue metri.
La strada provinciale diventa nuovamente asfaltata e alla fine si raggiunge l’eremo di Camaldoli con la sua graziosa farmacia, dove prendere un buon caffè accompagnato da un bicchiere di Elixir dell’eremita. Poco distante c’è il laghetto Traversari raggiungibile a piedi con una breve e facile passeggiata. E’ un lago artificiale ormai naturalizzato da anni.